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Torino eroica

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patrimoniali non si potevano dare, se non per incanti o per trattative

autorizzate da( Consiglio delle Finanze. Il .Controllore generale rice–

veva ogni giorno dagli .ufficiali che amministravano il pubblico denaro,

il conto dell'entrata e dell'uscita delle varie casse. Le contribuzioni

di tutte le Province si raccoglievano di tre in tre mesi ed

era.no

versate in un'unica cassa, la quale distribuiva poi, trimestralmente, le

somme secondo i bilanci assegnati ai diversi dicasteri. Ottimo codesto

sistema di liquidare di tre in tre mesi tutti i conti dello Stato,

perchè impediva ai ricevitori di avvalersi del pubblico danaro per

private speculazioni; il che costituiva uno de; più funesti difetti dei

Governi passati. E poichè i prospetti delle entrate e delle uscite,

dovevano passare per ben quattro volte, sotto gli occhi dei Consi–

glieri della Camera dei Conti, veniva impedita e quasi resa impossi–

bile qualsiasi malversazione. Aggiungi a ciò che il pagamento trime–

strale delle imposte, mentre era utile alle Finanze, ingenerava nei

cittadini l'abitudine al risparmio, e l'esattezza nei pagamenti per parte

dello Stato serviva d'esempio tra i privati nei loro negozi.

Questo mirabile ordinamento nell'Amministrazione del pubblico

tesoro dette così larghi frutti che Vittorio Amedeo potè raddoppiare

le rendite dello Stato senza aggravare di nuove tasse il paese

(1).

Può dirsi che una sola imposta fu durevole, quella cioè della

carta bollata. a un soldo il foglio, poichè le altre tasse da lui imposte

per .urgenti bisogni di guerra, come quelle sul sale, sul tabacco, sul–

l'acquavite e sul gioco del

lotto;

vennero in breve abolite. '

Il 7 .gennaio 1720, con uno speciale editto, avocò al Demanio tutti

i .feudi che non si fossero potuti

prova~e

acquisiti a titolo oneroso,

sfidando le ire, i lamenti dei nobili Savoiardi e Piemontesi che ave–

vano approfittato delle eccessive prodigalità delle Reggenti Maria

Cristina e Maria Giovanna. E questi feudi vendè ad esclusivo bene–

fizio dell'erario, opportunamente conferendo a quelli le prerogative

della nobiltà più antica e ammettendo i nuovi signori e le loro mogli

a Corte. Codesta innovazione non passò senza qualche tacita protesta

degli antichi patrizi, e ci volle del tempo prima che le due nobiltà,

la

vecchia

e la

nuova

si fondessero insieme.

Fra le riforme d'indole e'conomica e finanziaria merita speciale

ricordo quella della perequazione fondiaria, mercè la formazione del

nuovo catasto. Vi aveva posto mano fin dal 1698; ma, a cagione della

·(1) Da 6.430.000 lire vecchie che era

il

bilancio nel 1680, salì nel 1690 a 9 mi–

lioni, a 13 nel 1721, a 15 nel 1730.