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Capitolo V.
che possedeva, e che il diritto di esenzione delle imposte si riferiva
soltanto ai beni costituenti
il
patrimonio ecclesiastico.
Confortato da questo responso
il
Duca si rivolse al Senato perchè
ne ordinasse l'attuazione, ma sorsero a protestare il Nunzio e Roma
che minacciò di scomunica tutti i Senatori e gli altri ufficiali che
partecipa ssero a quelle novità.
La morte del Principe e le fortunose vicende della guerra civile
sopirono pel momento la que stione, che era stata rime ssa nelle mani
di Francia (1636), ma terminata la guerra,
il
Presidente Morozzo ri–
pr ese a trattare il grave problema, sostenendo la tesi che le immu–
nità del Clero non erano di diritto divino ma umano, e totalmente
di ragione positiva, donde deduceva che non a Roma, o ai Vescovi,
o al Clero compet eva stabilirne i limiti, ma al Principe e ai Tribu–
nali ordinari. Maria Cristina, per non urtare di soverchio la Santa
Sede, mandò a Roma il Conte Reghino Roero , affinchè notificasse che .
nel biennio in corso e nel pas sato
«
non meno del quarto del registro,
col mezzo di contratti finti e paliati, era stato trasportato nelle chiese e
in persone ecclesiastiche; onde v'era da temere che il popolo si conci–
tasse a ri soluzioni scanda lose contro gli ecclesias tici e
i
loro beni
».
Le dichiarazioni e le ri chiest e del Reghino trovarono la S. Sede
incrollabile nelle sue pretese, sicchè nes sun accordo fu possibile. Dal
canto suo Madama Reale cercò di resistere nell'interesse dello Stato,
e ai 25 di aprile del 1643 emanò un editto che vietava alle autorità
comunali di modific are il Registro.
Di che si offese il Nunzio Cecchinelli e giunse al punto di pro–
porre al- Papa che lanciasse l'interd etto cont ro gli 'Stati Sabaudi, '
mentre si rivolgeva all'Arcivescovo di Torino perchè inducesse i
confessori a negare l'a ssoluzione a coLoro che in qual che modo par–
tecipassero all'esecuzione dell'editto creduto lesivo dei diritti e degli
int eressi della Chiesa.
Mari a Cristina non piegò qu esta volta alle inique pretese, e mentre
mandava a Roma nuovi Ambasciatori, invocava l'aiuto della Francia
e sollecitava
il
parere dei giuristi della Sorbona ; dal canto suo il
Sena to, esecutore degli ordini sovrani, ordinava
il
sequestro dei beni
ecclesia stici, gravati dal1e impo ste non pagate.
Roma lanciò l'interdetto ; ma in Piemonte si mantenne la rigorosa
osservanza del seques tro : l'esempio di Venezia aveva fatto scuola.
La Congregazione delle immunità allora scr isse ai Vescovi subal–
pini , invitandoli a reprimere gli abusi ed impedire le frodi, a non
permettere si imponessero sui beni ecclesiastici tasse più del giusto,