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Capitolo V.
quei Comuni che non versassero loro, in
solidum,
la somma do–
vuta. Anche l'imposta del sale da 600 mila lire salì fino . al gettito
di 1.000.000.
Lo stesso si dica delle imposte sul vino, sulle carni, sul cuoio.
Sul vino, ad es., pesava la
foglietta
che colpiva la vendita minuta, la
gabella grossa
gravante sul vino che entrava nelle canove degli osti,
e
l'imbottato,
dazio d'introduzione del vino in città. In qualche luogo,
come a Fossano, vi era un altro dazio sul vino fore stiero. La tassa
sulla carne fu elevata da
due
denari per libbra a
quattro
(1650), e a
Torino portata a
sei,
oltre ad un 'altra gabella che si pagava per ogni
bestia destinata al macello.
F ig. 70. - Scudo bìuuco ù' argeu to d el 1659 ùi Carlo Eman uele II.
(Dal
Oorpus Numm. I1alic.
di S. M.
il
Re·Vitto rio Email. III).
La
dogana
era pagata su 280 gener i di merci che entravano in
Piemonte, proveni enti dalla Savoia, da Aosta , da Oneglia e da Nizza.
P er ogni altra merce compres a nelle suddett e .categorie lo Stato esi–
geva un diritto fisso de1 3
%.
Una ta ssa d' esportazione, detta la
tratta
foranea,
gravava su molti generi e oggetti di prima necessità: grano,
seta, canapa, gesso, stoviglie, cuoio, legnami, salumi. Tale imposta
variava da genere a genere di merce; le pietre prezio se e .le monete
d'oro pagavano il
mezzo
ò
l'uno
per cento del loro valore; si pagava
la
decima
sulla canapa, la
vigesima
sulle tele, sui filati, sui cordami;
il
dazio di Susa ,
di
Vercelli
sulle mer ci di transito, e chi più ne ha,
più ne metta.
-
.
Durante la guerra, avviandosi le merci verso il Sempione e il Got–
tardo, qu est'ultimo dazio, che era appaltato per 20 mila scudi, di–
sces e a soli 500. Si rialzò più tardi, ma senza raggiungere l'antico
reddito.
Compl emento al dazio o pedaggio di Susa era il
diritto di Vil–
lafranca,
che colpiva non solo le merci che uscissero dalla Contea