

Maria Cristina e Carlo Emanuele Il
305
a escludere dagli ordini sacri gli ind egni e privar e dei privilegi eccle–
siastici coloro che non adempissero agli obbl ighi imposti dall e leggi.
Il Governo du cale sugge rì altri temperamenti , che Roma non ac–
cett ò;
ma finì col consentire che si riscuot esse sui beni catas ta li del
clero la: metà dei carich i che avrebb e dovuto sopporta re ; e il cle ro
si piegò al pagamento.
Mentre si piativa per qu esti fatti, molte altre competizioni insor–
gevano tra lo Stato e la Chiesa; fra le quali quella relat iva al nuo vo
titolo di
Eminenza
pei ca rdinali, quella per le sedi vaca nti, per la
soppress ione di conventi e monasteri, per la creazione di nuovi
vescovadi, per la tolleranza vers o i Valdesi, per la giur isdizione del
Santo Uffìcio, per la nomina di Prelato stran iero, per le qu esti oni
relative
all'Indulto.
In una parola la Chiesa , sente ndo vacillare sotto i piedi il terreno ,
s i sforzava di conservare un pa ssato che cont ras tava sempre più
con le tendenze e i bisogni nuovi, mentre lo Sta to, non ancora con–
sapevole de' suoi diritti e delle sue forze, tentava nuove vie di affer–
mazione, senza aver il coraggio di ribellarsi
il
quei principi, dei
quali non osava poi sopporta re le
con~eguen ze,
12. - Quando Vittorio Amedeo pr'ese le redini del govern o, le
finanze dello Stato erano così dissestate che non potè riscattare le
gioie impegnate a Lion e e a Ginevra, e fu necessario , per ottenere
una proroga alla vendita coatta, concedere un titolo nobiliare a un
fratello dei suoi creditori.
Morto che fu il Duca non
è
a dir e come le condiz ioni della finanza
si faces sero peggiori finchè durò il govern o di Madama Reale: le
spese della gue rra civile, il danaro profuso a comperare amicizie e
la cattiva amministrazione avevano condotto l'erario sull'orlo del falli–
mento; onde fu nece ssità metter nuove tasse così stabili come straor–
dinarie ed esigere le vecchie con metodi vessatori e fiscali (fig. 70).
L'imposta prediaria, detta
tasso,
che nel
1628
rendeva
195.000
scudi
d'oro, nel
1666
era salita a
219.000
scudi con l'acquisto dei territori
. di Trino e di Alba (1 ). Ma non tutta quest a somma era incassata dal
Governo, chè, circa la metà di essa era impiegata in appannaggi e
pensioni e servizi speciali, con facoltà in chi aveva ricevuto la
conce ssione di servirsi persino del diritto di rappresaglia, vers o
(1) Il ragguaglio dello scudo d 'o ro a lla lira variava d'anno in anno, Nel 1666 lo
scudo d'oro valeva lire 6, 17 sold i e 6 den ari, cioè soldi 137 e mezzo.
20 - RRAOAGNOLO
e
B ETTAZZI,
Torino nella storia del Piemonte e d'Italia,
\' 01. II.