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Capitolo V.
sotto l'unica denominazione di
quartier d'inverno.
Nè da queste im–
poste erano esenti i vassalli, i quali però potevano riscattare l'antico
servizio di
cavalcata
mediante la prestazione d'una determinata somma
per ogni uomo che avrebbero dovuto condurre.
Alla enorme quantità delle imposte si aggiungeva la fiscalità delle
esazioni per opera di commissari, che per lucro, accordavano esen–
zioni e crescevano i gravami a capriccio, oppure affidavano ai soldati
la riscossione dei tributi, e quelli commettevano soprusi e ruberie,
provocando tumulti e ribellioni, soffocate nel sangue.
Madama Reale tentò più volte di rimediare a simili iniquità, che
screditavano presso il popolo l'autorità statale ed erano cagione di
gravi disordini e di corruzione: i suoi sforzi non ebbero alcun
successo. l favoriti di lei, i Generali, i Governatori, i Presidenti non
si facevano scrupolo a volte di comprare dal fisco l'esazione dei
tributi che rivendevano a prezzi altissimi.
Basti
il
dire che il villaggio di Dronero, in - soli undici anni
(1640-1650),
pagò di imposte
1.767.000
lire; onde gli abitanti fecero
istanza al Principe, abbandonandogli tutti i loro patrimoni di poter
recarsi a lavorare in altre terre dello Stato
«
ove fossero assicurat'i che
i
frutti dei loro sudori non sarebbero stati
_
loro tolti per pagare
i
pubblici carichi che per l'avvenire potevano gravitare sull'infelice loro
patria
».
Tutte le volle che
il
potere centrale lo reputasse necessario si
procedeva alla vendita dei pubblici uffici, si tassavano straordina–
riamente gli stipendi degli impiegati, si sopprimevano temporanea–
mente le paghe, si alterava
il
valore delle monete. E poichè tanti
tributi legali e arbitrari non bastavano al bisogno si escogitò l'espe–
diente finanziario del
prestito fermo.
Già Carlo Emanuele I aveva tentato qualche cosa di simile, ce–
dendo a creditori romani una parte delle pubbliche entrate, chia–
mate
luoghi di monte
e distinte in
perpetue
o
fisse
e in
variabili
o
temporanee.
A somiglianza di codesti
monti
se ne creò uno a Torino
nel
1653
di
500
luoghi, ciascuno dei quali si vendesse scudi d'oro
100
e fruttasse il 6
-t:
Pel servigio degli interessi si assegnò
il
P,I'0vento
della Dogana di Torino. Il Duca si riserbò
il
diritto di riscattare i
luoghi del Monte, e perchè
il
Monte ispirasse fiducia, ne affidò la
gestione alla Compagnia di S. Paolo. Stante
il
buon risultato del
primo esperimento, sei anni dopo si alienarono altri luoghi di Monte
per
930
scudi di rendita e nel
1668
per altri
3600,
garantiti sulla
gabella del sale.