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lIIaria Cristina e Carlo Emanuele II

313

pi

ù

remi ssivi e compiacenti

~

Lo stess o dicasi dell'Assarini, morto a

'l'orino ' nel 1672; del Viri che riceveva lauti stipendi dall aFranoia,

del Brusoni, del Gualdo

Priorato. idel

Socini e d'altri, la cui

venalità,

o la colpevole compiacenza, toglie quasi ogni valore storico ai lor o

scritti. Come si vede

«

Madami sti » e

«

Principisti » si equivalevano.

Infine menzioneremo anche l'abate Lorenzo di Antonio Scoto,

amico del. Marin o, che il Casti glione chiama

soggetto di pulite lettere

ed autor famoso di poemi

(t

1664), lodato anche dal Vallauri nella

sua

Storia della Poesia in Pi emonte.

E ricord eremo il nizzardo Pier

Gioffredo (1629-1692), autore della

Stori a delle Alpi marittime

e d'altre

opere minori.

Durante .

il

periodo di calamità e di guerra , di cui abbiamo fin

qui discorso, non è a dire se la coltura decadde in Pi emonte e con

essa le istituzioni scolas tiche .

Già dicemmo come Carlo Emanuele I, sin dal 1610, revo casse

l'obbligo della firma delle parti contraenti e dei testim oni negli atti

notarili, perchè molti 'erano gli analfab eti e sarebbe stato difficile

ottemperare a qu ella dispo sizione di legge. Del resto anche nella cate–

goria degli alti ufficiali dello Stato ben pochi eran quelli che sc ri–

vessero con certa corre tt ezza grammaticale. Chi avesse temp o e voglia

di cons ultare gli autografi di Madama Reale, i dispacci dell'Abate

Mondino, del Marchese Villa e di altri cospi cui personaggi, rimar–

rebbe stupito di tanta ignoranza del retto scrivere.

I nobili piemontesi, come quelli del resto d'Italia non si cur avan?

delle buone lettere, e fatta eccezione per qu ei pochi che si davan o

al sacerdozio, alla magistratura o all' esercizio delle armi, non senti–

vano il bisogno della coltura.

Contuttociò Torino non si disinter essò mai inti eramente degli

st udi e segnatamente dell e scuole elementari.

Negli

«

Ordinati»

del Comune, in data dell'aprile 1638, si legge una

deliberazione intesa a

fondar~

in casa del se na tore Guidetti un collegio.

Tre anni dopo l'autorità ' comunale delibe ra la nomin a di un maestro,

che è detto, nel testo della deliberazione,

piì~

che utile necessario per

i

poveri.

Nel 1644 stipulò il Comune di Torino una conve nzione con

Pietro Martini, fiammingo, affinchè que sti , mediante un compens o

di L. 500 annue, insegnasse i primi rudimenti della grammatica latina

ai giovanetti di povera fami glia .

Cadde qu esto insegnante ammalato e il Municipio lo sostituì con

'un Francesco Ferrero di Bra. La scuola divenne in br eve frequen–

tata da 140 alunni ; tal chè fu necessario aumentare lo stipendio del