

La vita e
il
costume torinese sul cadere del secolo
XVIIl
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trarie a quelle approvate dal Re. Il Governo non solo fomentava, ma
poderosamente aiutava le Congregazioni di carità e le Confraternite
religiose a praticare la beneficenza pubblica dando pane e lavoro
agli indigenti e ai fanciulli poveri un mestiere che li togliesse in
tempo utile dalle vie della miseria e della corruzione.
Anche
nel secolo
XVIII,
così come oggi, Torino era ricca di istituti .
di beneficenza, intesi ad attenuare le sofferenze e le miserie dei
poveri.
L'Ospedale di S. Giovanni provvedeva a raccogliere e curare i
malati; l'O pera pia «Boggetto » accoglieva i sifilitici; la Casa della
Maternità le partorienti povere; l'Ospizio di Carità i mendichi;
l'Albergo di Virtù gli orfanelli. V'era un ricovero per i Pellegrini,
un'istituto detto dei Catecumeni, che ospitava coloro i quali, nati in
altre religioni, volevano abbracciare la fede cattolica (1).
Nel Conservatorio della Provvidenza, ap erto nel 1735, per inizia–
tiva di Augusto Renato Birago, trovavano una conveniente educa–
zione le fanciulle di civile condizione, e nel ritiro fondato da Rosa
Govona (1775) e perciò detto delle
Rosine,
venivano accolte le zitelle.
Questa .fuggevole enumerazione ·dei principali istituti di benefi–
cenza, dovuti alla carità pubblica e privata, non sarebbe completa se
non ricordassimo l'Opera pia di S. Paolo (vedi vol. I pago778), prov–
vida sopra ogni altra e benefica.
A reprimere, o meglio ad estirpare l' accatonaggio, Vittorio
Amedeo II e poi Carlo Emanuele III, avevano emanato severi prov–
vedimenti. Non solo ogni povero valido o invalido di qualunque età
o sesso ebbe assoluta proibizione di mendicare, pena il carcere; ma
venne proibito a qualunque persona di qualsivoglia qualità, grado,
condizione, di far limosina ai mendicanti, sotto pena di multa o di
vari altri castighi.
Il ministro Mellerede, nelle istruzioni messe a stampa, diceva:
«
Non bisogna aver riguardo a quella sciocca compassione di alcuni
ignoranti,
i
quali s'immaginano che sia contro la carità cristiana
mettere in prigione un povero che domanda la limosina per amor di
Dio e di Gesù Oristo, come se sotto pretesto di questo bel nome avesse
diritto di trasgredire le leggi del Governo, di scandalizzare il pubblico
e di introdurre la disobbedienza ai Magistrati
» .
(1) Il
a
aprile 1728 entrò in questo Ospizio dei Catecum eni Gian Giacomo
Rousseau d'anni sedici; fece l'abiura
il
21 e
il
battesimo condizionale gli fu
amministrato due giorni dopo, essendo padrino un Giuseppe Andrea Ferrero e
madrina Francesca Maria Rocca.