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Capitolo VIII.

qu ello religioso. Era rigorosamente proibito ai giovanetti di andare

in maschera e di pr ender parte ai balli, e fin qui nulla di male; ma

era no, non sappiamo per quali r econdite ragioni, proibiti gli ese rcizi

ginnas tici e quelli del nuoto. Le pratiche reli giose con particolare

cura prescritte e ordinate. Prima di cominciar la lezion e, gli alunni

dov evano ingin occhiarsi e rec ita re una preghi era, qu antunque aves–

se ro già asc olta ta la Messa per obbligo quotidiano. La domenica e

le fest e coma ndate tutti gli scola ri avev ano l'obbligo di frequentare

le funzioni sac re e assist er e alla lezione di dottrina cris tiana nelle

ore pomeridian e. Almeno una volta al mese era stretto dover e degli

insegnanti e degli alliev i di accost arsi al Sacramen to dell'Eucarestia,

dopo di essers i confessa ti.

La vigilanza delle Autorità scolast iche spingeva il suo sguardo

ind agatore fino nel sac ra rio dom esti co per vede re se gli scolari

adempisse ro ai loro doveri religiosi e se per cas o nelle loro fami glie

10n si permettesser o giuoc h i e divertimenti poco leciti o licenziosi.

Ai cors i di lettere latine faceva seg uito un anno cons ac ra to alla

filosofia, compimento dcIla coltura reputata necessaria per accedere

all 'Univ ersità. Le scuole di filosofia e di rettori ca s tavano apert e dal

3 di no vembre al

14

di agosto, mentre le classi inferiori ad ess e non

s i ch iudevano che ai 14 d i se tte mb re.

Dal novembre a Pasqua le lezioni avevano principio alle otto e

mezzo ant imeridiane

e

duravano tre ore; dopo Pasqua, l'orario

mattutino anti cipava di mezz'ora. Nel pomeriggio una sola ora di

scuola: dalle tre alle qu attro, Nell'ora rio sco las t ico non veniva com–

putata la mezz'ora, destinata ad ascoltare la Messa.

Il

giovedì le

lezioni era no limitat e a un 'ora e mezzo nel periodo antimeridiano.

Le scuole, a destare l'emulazione fra i ragazzi, erano divi se in

du e parti o fazioni: qu ella dei

Romani

e quella dei

Oartaginesi,

fra

i quali correvano s fi de e gare di diligenza e di profitto.

Ognuna delle du e parti aveva a capo un

Imperatore

e un

Cen–

sore,

ca riche coperte dai miglio ri, Inutile aggiungere che il più bravo

della classe era

Imperatore dei Romani.

Ai Censori era affida to il compito di registrare giornalmente le

note di diligenz a o di negligenza, ossia di merito o di demerito, che

il ma estro distribui va agli scola ri.

L'Uni versità, in virt ù della legge, promulgata da Carlo Emanuele III

nel marz o del

17702,

era gove rn ata dal Magistrato della Riforma, com–

posto del Gran Cancelliere , di un Censore, di qu attro Riformatori.

Il

Magistrato della Riforma vegliava per chè si osservassero in tutte le