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Capitolo VIlI.

sch iera di sonatol'i pr eced eva la statua di Maria Vergin e Addolo ra ta,

cu i facevano cor teo i frat elli della Miseri co rdi a e sace rdot i con grosse

tor ce. Lo sfogg io di cera, che si faceva in quest a processione, era

strao rdinaria,

Altre sfarzose processioni eran quelle della Ri surrezione

di Cristo, del santo protettor e della citt à, del Corpus Domini e del–

l' Esp osizione del SS . Suda rio (fig. 126).

A P entecoste era presso ch è comu ne a tutti i paesi del Piemonte

il cos tume dei cec i ben ed etti, come oggi in molti luoghi si man gia

a Pasqua l'u ovo r itu ale. La vigilia della fest a il Parroco, in ro cchetto

e stola, benedi ceva le pentole e le ca ldaie in cu i do veva esser cotto

il legume prediletto; poi, all' or a designata i confrate lli delle Congr e–

gazioni, che .avevano fatto a t empo debito la questua dei cec i, delle

legn a e del dan aro occor ren te per la cerimonia, accendev an o il fuoco

e fra le gr ida festanti della gente, cuocevano il legum e, che dopo

essere stato ben ed etto con le formul e di rito, veniva di stribuito ai

ricchi e ai po veri ugualmente.

Dappertutto, nella ricorrenza del Sant o patrono, si facevano pro–

cessioni con ca rri trionfali ed apparati sce n ici : processioni che ter–

minavan o con banchetti e balli , dove non se mpre era ri sp ettata la

sob rietà e la decenza. Il Ro cciamelone, la Sagra di S. Michele,

il

San–

tuario di . Oropa, accoglievano ogni anno numerose com itive di pel–

legrini. Molto diffusa er a la credenza che nel giorno dei morti i

defunti venissero a visita re le loro case, onde ogni insolito rumore

metteva freddo e spavento negli inquilini. Nel Biellese si diceva

vago lassero, quella notte, frati e suo re ves tite di bian co ; erano i

seguaci di fra Dolcino, che ve n ivano a visitare i luoghi che eran o

. s tati campo de lle loro lotte religios e.

F urb i imp ostori approfittavano delle cre de nze supers t iziose de l

pop olo , e, ves titi da monaci, andavano ve nde ndo amuleti, che avevano

la vir tù di salva re dai mali e dai peri coli; astrologi e imbroglioni,

nelle fiere e nei me rcati squ attrinavano i gonzi. La cre de nza nei fol–

letti, nelle st reg he, era se mp re la rgam ente diffu sa, giacc hè ogn i feno–

men o, che presentava in sè qualch e cos a di strano, era spiegato col–

l'in tervent o del sop ra nnaturale.

La superstizione delle stat ue di cera che, trafitte con uno sp illo

mentre si pronunciavano strane parole, cag ionavano la morte delle

per sone che l'immagin e rappresentava, durò per molto tempo in

P iemonte.

Nel 1710 in fatti fu condotto al patibolo per questo mis fatto Gio–

va nn i An tonio Bo cal aro di Caselle. Nel 1716 Cla ra Maria Brigida