

La vita e il costume torinese sul cadere del secolo
XVIII
573
(Da
1111
quadro di
.A.
Appìani).
F ig . 143. - G. B. Bodoni (inc isione del Rosaspini).
diritto popolare. Fin dal 1776 l'avvocato Giacinto Card ellino, in un
.Mem·or iale. su lle condizioni della pubblica amm inistrazione ' in Pi e–
monte, aveva sentenziato
essere
i
Principi fatti pei popoli ,
e
non
i
popoli pei Principi, la cui grandezza
e
possanea da altro non deri va ,
salvo' dall'obbedi enza
e
eommiseione che
i
popoli loro prestano
volont erosamente e
dal danaro ' che loro
forniscono p er soste–
nerla.
Così si preludiava
al catechismo dell' 89,
e
i Governanti
speri –
sieratamente sonnec–
chiavano.
Intanto ' la marea
delle idee novatrici –
scrive il Bianchi –
sormontava. I libri
del Rousseau che sta–
biliva il diritto natu–
rale, che negava .il
diritto stor ico, che
proclamava la egua–
glianza degli uomini,
che rivendicava la so–
vranità del popolo,
.che incessantemente
denunziava i vizi dei
nobili, eran cercati e
studiati dai più colti
ciel ceto medio. Già
nei pubblici ritrovi si faceva un gra n parlare delle cose del Governo ,
mentre prima non si sarebbe osato di farlo nemmeno tra ami ci. Le
innocue fratellanz e ma ssoni che si tramutavano in società segrete, in
cui gli animi si r iscaldavano a novità. In Pi emonte, come ' altrove,
l'arma tagliente de
Ifa
sat ira fu la prima manifest azione dell'opini one
pubblica. Si coglieva il lato comico nella vita degli uomini più in vista,
e non si risparmiavano
i
ministri e nemmeno la persona del Re. Poli-