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Mari a Cristi na e Carlo Emanuele Il

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vise. E tra il verd e, tra le statue , ovunque zampilla l'a cqua; an che

dove non appare si sen te, ch ioccola ad ogni ch ius a, salterella sotto

una coltre d'erba, scorre tra le radici di ternpi etti e di alb eri, s' in–

sinua e s'ostina nelle rocce artificiali. L'artificio è un insi eme così

grandioso e così in cessante che non si per cepi sce nemm eno più.

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Fig. 75. - Il tempietto di Dian a nel Castello della Venar ia.

Le fontane come le statue sono ispirate ad un mito antico e s'i n–

titolano ad ' u na divinità pagana. È una eru dizione di miti ga lan ti

pietrificati ed animati da qu esta vita liquida che spruzza ed erompe

festosa e risonante

»,

Nel 1684 Maria Giovanna Battista vi allo gò i

poveri dello spedale di Carità; più tardi le gue r re e gli incendi gua–

starono questa

e

altre ville della collina torinese, sicch è oggidì ben

poco vi rimane della bellezza antica.

Carlo Emanuele II, non conten to di qu esta e di alt re dimore

villerecce, richiese al suo architetto Amedeo di Castellamonte il

disegno di una villa da costruirsi alla

«

Venaria Reale

» ,

che vin–

cesse in magnificenza e splendore ogni altro castello principesco,