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Capitolo V.

cui nome ,con qu ello. del padre è strettamente legato colla storia del

primo rinnovamento edilizio di 'l'orino.

Il Boggio, autore d'un pr egevole studio sopra i due ar chitetti

piemontesi, lo afferma ; ma se s i pensa che i primi lavori del Palazzo

Reale cominciarono nel 11>45 o al più tardi 1646, e che il Cast ella–

mont e esordiva nella sua carriera colla chiesetta di S. Salvario,

appunto nel 1646, non pare probabile che

il

pro getto di un edifizio

simile, per cui debbono esse re stati fatti studi non brevi , fosse affi–

dat o a lui, ancora ignoto o quasi.

, È

da credere che la pianta sia stata studiata da ar chitetto o

meglio da ar chit etti che non ci sono noti , e che al Castellamonte

s ia dovuta la facciata.

. Gli è certo che il Palazzo Reale fu costru ito a più riprese e che

della pianta primitiva non faceva parte

il

cortile attuale. La, costru–

zione antica doveva esse r costituita dal corpo pr incipa le che guarda

la piazzetta fra il Palazzo Chiab lese e l'Armeria Reale, in origine

assai diversi da quello che oggi sono.

Il cor tile int erno s i formò più tardi, dopo chè, ad un tratto della

lunga galleria, che uni va al Palazzo Madama il vecchio Palazzo di

S. Giovanni (di cui le ultim e parti fur ono abbattute di recente) Vit–

tori o Amedeo 11 sos tituì un braccio, che doveva contenere du e appar–

tamenti, e poi un altro ne cost russe Carlo Ema nuele III.

. Noi non possiamo fermarci a descrivere minutamente qu esta

grande cost ruzione, che tal volta fu int errotta a cagione delle guerre

e spesso modificat a secondo le esigenze nuove della Corte; è piut–

tosto da deplorare che le res taurazioni fatte durante il" regno di Carlo

Alberto dal Palagi abbi ano in gl'Un parte distrutto l'opera arti sti ca

delle epoche precedenti .

Ricord eremo infine come opera edilizia dei tempi di Maria Cri–

stina la Piazza S. Carlo , una delle più grandi e più belle d'Italia "

sopra il disegno di Car lo Cast ellamonte, sebbene le proporzioni che

egli aveva dato a' suoi edifici sia no state deformate, quando nella

seconda metà del secolo

XVIlI,

per maggior sicurezza, si rin chiusero

entro massicci e sgraziati piloni le colonne abbinate che sorreggevano

gli ar chi dei porti cati (V. fig. a pago299).

A qu esto rinnovamento edilizio non rimase estraneo

il

Comune,

poichè, dop o di avere 'ordinato "restauri e abbellim enti agli stabili di

sua proprietà, decretò la costruzione, in luogo del vecchio, di un

nuovo P alazzo, che fosse degna sede dell'Amministrazione muni–

cipale (fig. 77).