Table of Contents Table of Contents
Previous Page  36 / 300 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 36 / 300 Next Page
Page Background

324

Capitolo V.

L'ampia descrizione las ciataci dal Castellamonte dei molti e

diversi edifici che egli costrusse colà - palazzi, archi ,trionfali, scu–

deri e, fontane, grott e - potrebbe fornire preziosi suggerimenti a rie-

vocare la vita e gli usi della Corte Ducale.

'

Ora quelle costruzioni sono in gran parte scomparse o alterate,

nè possiamo giud icare, osserva bene

il

Toesca, se fossero tutte sin–

cere le lodi che Lorenzo Bernini, il grande maestro, prodiga loro nel

, dialogo, in cui

il

Castellamonte lo introduce come interlocutore, descri–

vendogli a parte ogni tratto della sua opera. Sembra però agli inten–

ditori d'arte che se l'Architetto torinese possedè del suo ' grande

maeslro la fantasia vivace, non ne ebbe l'ispirazione e la forza, onde

cadde nell'esagerato e nello stravagante.

«

La Venaria - scrive lo stesso costruttore in una relazione stam–

«

patasi nel 1672 che si conserva nell'Archivio di Corle - è di forma

«

d'un quadro lungo, che in lun ghezza contiene due volte la sua

«

larghezza, con quattro Padiglioni nei quattro angoli , ra cchiudendo

«

due piccoli cortili regolarmente distribuiti, a mezzogiorno e a set–

«

tentriohe, dai quali pigliano lume la maggior parte delle camere.

«

La sala si mette in mezzo ai due appartamenti, che contengono

«

ognuno un 'anticamera, una camera di

pa~ata,

un'altra camera con

«

gabinett o, tutte di prima grandezza, dai quali appartamenti sono

«

prodotti altri quattro di camere alquanto minori, ma con l'i stesso

«

numero però, per servire d'ordinaria abitazione alle loro Altezze

«

Reali nelle 'quatt ro stagioni dell'anno

» .

Là si recavano a caccia: Maria Cristina e Carlo Emanuele Il più

volte la settimana, giacchè la caccia, come s'è detto più volte, era

il

divertimento favorito della Corte (fig. 75).

I reali Principi sdegnavano le cacce insidiose del vischio e delle

reti, ed esercitavano volentieri quelle che as sestano colpi misurati

e gag liardi contro la selvaggina, lieti di ottenerne il plauso dei cava–

lieri e delle dame che attendevano all'ombra degli alberi secolari il

ritorno dei cacciatori.

Altra grande costruzione dei tempi di Maria Cristina e di Carlo

Emanuele II è i,l

Palazzo Reale,

che pei tesori d'arte che racchiude,

meriterebbe particolareggiata descrizione (fig. 76).

Questa mole aust era, cui si legano ormai tanti ricordi storici,

doloroso ' a dirsi, non ha ancora trovato un suo degno illustratore.

Chi ha visto l'immensa Burg di Vienna, lo Schloss di Berlino, o

il Palazzo Reale di Madrid o anche solo la Residenza di Monaco, o

il Palazzo Reale di Dresda; chi ha ammirato la linea grandiosa del