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Capitolo V.
L'ampia descrizione las ciataci dal Castellamonte dei molti e
diversi edifici che egli costrusse colà - palazzi, archi ,trionfali, scu–
deri e, fontane, grott e - potrebbe fornire preziosi suggerimenti a rie-
vocare la vita e gli usi della Corte Ducale.
'
Ora quelle costruzioni sono in gran parte scomparse o alterate,
nè possiamo giud icare, osserva bene
il
Toesca, se fossero tutte sin–
cere le lodi che Lorenzo Bernini, il grande maestro, prodiga loro nel
, dialogo, in cui
il
Castellamonte lo introduce come interlocutore, descri–
vendogli a parte ogni tratto della sua opera. Sembra però agli inten–
ditori d'arte che se l'Architetto torinese possedè del suo ' grande
maeslro la fantasia vivace, non ne ebbe l'ispirazione e la forza, onde
cadde nell'esagerato e nello stravagante.
«
La Venaria - scrive lo stesso costruttore in una relazione stam–
«
patasi nel 1672 che si conserva nell'Archivio di Corle - è di forma
«
d'un quadro lungo, che in lun ghezza contiene due volte la sua
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larghezza, con quattro Padiglioni nei quattro angoli , ra cchiudendo
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due piccoli cortili regolarmente distribuiti, a mezzogiorno e a set–
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tentriohe, dai quali pigliano lume la maggior parte delle camere.
«
La sala si mette in mezzo ai due appartamenti, che contengono
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ognuno un 'anticamera, una camera di
pa~ata,
un'altra camera con
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gabinett o, tutte di prima grandezza, dai quali appartamenti sono
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prodotti altri quattro di camere alquanto minori, ma con l'i stesso
«
numero però, per servire d'ordinaria abitazione alle loro Altezze
«
Reali nelle 'quatt ro stagioni dell'anno
» .
Là si recavano a caccia: Maria Cristina e Carlo Emanuele Il più
volte la settimana, giacchè la caccia, come s'è detto più volte, era
il
divertimento favorito della Corte (fig. 75).
I reali Principi sdegnavano le cacce insidiose del vischio e delle
reti, ed esercitavano volentieri quelle che as sestano colpi misurati
e gag liardi contro la selvaggina, lieti di ottenerne il plauso dei cava–
lieri e delle dame che attendevano all'ombra degli alberi secolari il
ritorno dei cacciatori.
Altra grande costruzione dei tempi di Maria Cristina e di Carlo
Emanuele II è i,l
Palazzo Reale,
che pei tesori d'arte che racchiude,
meriterebbe particolareggiata descrizione (fig. 76).
Questa mole aust era, cui si legano ormai tanti ricordi storici,
doloroso ' a dirsi, non ha ancora trovato un suo degno illustratore.
Chi ha visto l'immensa Burg di Vienna, lo Schloss di Berlino, o
il Palazzo Reale di Madrid o anche solo la Residenza di Monaco, o
il Palazzo Reale di Dresda; chi ha ammirato la linea grandiosa del