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Maria Cristina e Carlo Emanuele II

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Era l'Amministrazione costernata per le continue e indiscr ete pr e–

tese' che giunsero fino a far demolire di una tesa la torre del Comune

che si stava rifabbri cando, perchè avrebb e dominato la Cittadella .

. Nè passava anno che non si facess e richi esta di nuove somme

rendendone mall evadori i Con siglieri stes si, i quali con suppliche

verbali e scritte cercavano di indurre la fi eni. Duchessa a sentimenti

più miti. Il conflitto più grave s i ebbe nel 1647. Bisognosa di denaro,

Maria Cristina, invece di diminuire le mute di cani o di falcidiare i

grossi stipendi di cui godevano molte persone, compres o lo stesso

Filippo d'Agliè, si rivolse al Consi glio comunale chiedendo un soc–

corso di 40 mila ducatoni.

Per non esser costretti ad approvarlo cominciarono allora i Con–

siglieri a disertare le sedute, finchè la Duchessa chiese la nota

degli assenti. Deliberava allora il Comune di soccorre rla con 30 o

40 mila lire, che non furono accettate, onde recriminazioni da un lato,

proposte e cont roproposte dall'altro.

La cosa si trasse avanti per oltre quattro mesi, finchè la Reggente,

per vincere ogni riluttanza ed indugio, con un manifesto ordinò in

data del 15 aprile, il seques tro di tutte le pigioni che si pagavano

verso le feste Pa squali, e fece seques trare i molini , le gabelle e tutti

i redditi del Muni cipio.

Dovette allora il Consiglio piegarsi e dichiarare che la Città non

aveva altro desid erio che quello di conformars i ai voleri della Sov rana,

Da ciò si vede come il Municipio suo malgr ad o dovesse sott o–

stare alle imposizioni e, bisogna pur dirlo, ai capricci prin cipeschi.

L'a qual cosa spiega a sufficienza 'come l'Amministrazione non potesse

sempre largh eggiare in fatto di opere ed ilizie come avrebb e desiderato.

«

Chi, scrive il Toesca, portò

a

Torino le form e men belle dell'ar–

chitettura del Seicento fu il moden ese Guarino Guarini, che ebbe in

sorte di innalzare alcuni dei più importanti edifici della citt à e di

imporre ad ess a, nei luo ghi più frequentati, le linee uggiose ideat e

dalla sua strana fantasia. Poichè ben poco troviamo nell'opera sua

che si avvicini a quanto vi è di originale, di tumultuoso ma forte ,

di nuovo ma ra gionevol e nell e creaziorii dei migliori ar chit etti del

Seicento' a Roma, a Napoli, a Genova, a Venezia; nell'arte del Guarini

non troviamo che lo sforzo dell'essere originale e qua si la curiosa

convinzione che per far bene ba sti far del nuovo a qualunque prezzo

» .

Sono del Guarini la Chiesa di S. Lorenzo e la Capp ella della

Sindone: della prima fu iniziata la costru zione nel 1634 e venne con–

dotta

,a

compimento ' nel 1687. L'interno

è

notevole per una certa