

. Marla Cristina e Carlo Emanuele 11
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siastici, che la Corte, con quei regali, voleva obbligare a sè. E stra–
niero pare fosse G. B. Curlando, venuto a Torino nel 1675, 'dove morì
nel 17LO, ritrattista anche lui di grande valore.
Degli scultori ricorderemo Tomaso Carlene del Canton Ticino,
il
qua.leeseguì l'altar maggiore della Chiesa. di San Francesco da
Paola
(t
1666); Bernardo Fallone luganese, che trattò il bronzo e
il
marmo; Bernardino Quadri, cui si deve l'altare maggiore della Chiesa
di S. Carlo . Scultori in legno e intarsiatol'i di qual che fama per Torino
furono Giambattista Botto, Pietro Botto di Piob esi, Pietro Luca Ber–
tolina di Masserano, che lavorarono nel Palazzo Reale.
Fig. 79. - Piazza Cast ello alla fine del seco lo
XYII.
(Da un dipinto di proprietà del prof', Fran cesco Rullini).
Forse mai, come ai tempi di Maria Cristina e di Carlo Emanuele II,
la Corte fu rallegrata da tante feste, giostre, tornei che si svolgevano
In
piazza Castello, cacce cLamorose, balli e rappresentazioni teatrali
(fig.
78,
79). .
Per ciò si fecero venire da Venezia due architetti scenografi,
i Mavor, padre e figlio; si stipendiarono le famiglie Farinelli e
Somis per la musica di camera; si trattennero agli stipendi della
Corte Antonio Varr à, Giuseppe Rossi ebreo, maestro di chitarra e
altri molti.
. Non si potrebbe chiudere questo capitolo senza far menzione
della grande opera che .Carlo Emanuele II fece compilare nell'intento